
31 Mag Vertigine | Cosimo Terlizzi

” Dove ero rimasto? Sulla soglia di uno specchio nero, quello sottile che osservo sul palmo della mano. È lì che “l’immagine tempo” scorre all’infinito attraverso un veicolo sottile tanto da essere etereo. Eppure un corpo l’avrà, perso in una fossa alla Silicon Valley? Hard Disk come cadaveri internati.
Ero rimasto in bilico sul crepaccio dello smartphone, quello che una volta acceso seduce rigettando il proprio tempo e la propria immagine come in un vortice che sprofonda. E si sa che è l’algoritmo ad assecondare l’attenzione e a trovarne sempre una buona. Un pozzo senza fine, di storie, suoni, immagini, corpi che seducono, turbano, soprattutto distraggono.
Ho lavorato come insegnante in presenza, in chat e in DAD, con gli studenti delle accademie d’arte, ho seguito i loro umori, in un periodo storico, questo in cui le limitazioni della libertà di movimento e di contatto risente la formazione artistica e umana in una fase importante della loro crescita.
Le esperienze, le avventure, le approvazioni, lo studio, tutto o quasi è avvenuto sul palmo di una mano. Una finestra rettangolare. La finestra dello smartphone è stata la salvezza per molti di noi e soprattutto di loro. Quel crepaccio è un luogo su cui lavorare. Come può l’arte entrare nella centrifuga dei social e rimanere se stessa? Rimane illesa la nostra opera o viene inevitabilmente masticata, rigettata, mescolata nel vortice ingordo di questa bulimia di informazioni? Ho chiesto loro di confrontarsi artisticamente con quel luogo di attraente e usarlo come veicolo dell’arte attraverso la realizzazione di opere video ibridato dai linguaggi e gli effetti delle APP.
Lo sguardo visivo contenuto in un rettangolo in 9/16, una visione verticale.”
Cosimo Terlizzi
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